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compassionevole; ma spiegami un poco come può essere.
In quanto alle famose lettere è meglio rinunziare al pensiero di volerne scuoprire il vero colpevole; più si va indagando e meno ritrovasi la verità. Molte e molte cose io avrei taciuto, di quelle che si son pubblicate tra le opere del nostro Giacomo; piangendo e palpitando io rileggeva più volte quelle frasi e quei pensieri di lui ch’io avrei voluto cancellare col sangue, e tutto il mondo saprà che mio fratello aveva perduto la fede! Che pensiero orribile e lacerante! e non avevamo da piccoli giuocato insieme all’altarino! ed esso era tanto religioso ch’era divenuto pieno di scrupoli; tanto è vero che la troppa scienza corrompe! Preghiamo Iddio che non vengan quei volumi nelle mani dei miei genitori; essi ne morrebbero di dolore! O Marianna mia, io avea bisogno di sfogarmi con te, e di deplorare teco questa disgrazia; ma dimmi, non ho ragione di piangere? E Brighenti non ne conviene meco? E non ha ragione Saint-Beuve di attribuirne la causa a quel suo disgraziato amico? Oh! Dimmi, dimmi cosa ne pensa il papà tuo, così le sue parole potessero confortarmi e farmi sperare di rivedere una volta il mio diletto Giacomo.
Dopo di aver qui interrotto la mia scrittura, aitorno a te, mia cara Marianna, e a voi tutti della famiglia Brighenti, a dirvi come particolarmente in questo giorno io rinnovo più caldamente che mai i miei desiderii di ogni possibile felicità sopra di voi, non solo nell’anno che ha principio domani, ma in molti e moltíssimi in seguito, e