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e li ho trovati del mio medesimo parere; cioè, che non si debba, almeno per ora, parlargli di quanto è avvenuto, della stampa delle lettere, poichè esso non sa nulla, nè dei primi tomi, nè dell’ultimo, e non vi è probabilità, che ne sappia per lungo tempo; e quando accadesse che ne venisse al fatto, sarei pronta io colla tua lettera in mano, é coll’ardire che m’inspirerebbe l’amicizia e la sicurezza di non mentire, farei in modo ch’egli non avesse a cangiare l’opinione, che Brighenti sia vero galantuomo ed uomo di onore, come ha sempre creduto, anche nei primi tempi dell’amicizia di Giacomo col papà tuo. Io spero che così andremo d’accordo, e che voi altri non troverete niente a ridire su questo partito che mi sembra il più prudente. È certo che cagionerebbe vivo dolore a mio padre il sapere di queste lettere stampate, e perchè dunque gliel’avrò a recar io questo dolore?

I miei fratelli sono anch’essi meco dolenti di questo caso, o per meglio dire, dell’offesa che i Signori Giordani e Viani han fatto a noi, e si dolgono ancora con me che hanno in tal modo. compromessa una persona rispettabile e cara, e di cui non si potranno mai dolere. Essi ti salutano e salutano tutta la tua famiglia, e io abbraccio tutti per parte anche di Virginia che si fa grandina e sempre sommamente cara. Gli altri due vengon su bene anch’essi, e io non trovo ormai più tempo da leggere, nè da fare niente altro che accarezzarli e fare un tantino di scuola. Ma questo non è mestiere da me, che non so fare, e non ne hola pazienza, chè noi Leopardi siam pieni di fuoco,