Pagina:Paolina Leopardi Lettere.djvu/285


261


XCII.

ALLA STESSA

a Forlì

1 Agosto (1845)

               Mia carissima,

Come hai veduto non mancai di mandarti subito il libro di Montanari, il quale pregoti di rimandarmi quando non sarà più utile al papà, essendo l’esemplare della nostra biblioteca. Sento da Viani che Montanari ci ha fatto delle aggiunte, ma non le conosco. È veramente una consolazione il pensare che il papà tuo si accinga a scrivere di Giacomo: io son certa che lo farà meglio di quanti l’han tentato finora. Con tutto il cuore vorrei mandarti quanto avessimo di cose che potessero servire al papà per iscrivere, ma il bello è che non abbiamo niente, come ho dovuto dir sempre a Viani e a chiunque me ne ha richiesto. Ma non dubito punto che Brighenti riesca di parlare di Giacomo in modo da contentare tutti; egli che è bravo scrittore, e che ha conosciuto il suo amico si può dire dalla sua fanciullezza. Un solo esemplare è in Recanati della edizione di Le Monnier, eppure molti la vorrebbero, han dato commissione a un nostro libraio di firla venire, e Viani ne scrisse a Le Monnier ma inutilmente, e non vi è più speranza che ne mandi copie.