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provava, sicchè sarebbe cosa affatto misera ed inopportuna il parlargli di ciò. Nel cuor mio però Giacomo ha sempiterna stanza, e l’avrà fin ch’io viva e mi sia a lui ricongiunta in Cielo.
A Ninì poi dirò che carissime mi sono state le sue parole. Ninì mia, non ti stancare di volermi bene, e non ti stancare di voler bene sopratutto alla mia Marianna; già vedi ch’essa merita tutto il nostro amore, e tanto più lo merita quanto il biondo nume le si avventa; e per contrabilanciare le tue parole colle quali mostri di voler fedelmente eseguire i consigli evangelici, di scuotere cioè la polvere dalle tue scarpe, dirò anch’io con altre parole scritturali clama, ne cesses; ma con moderazione e con amore. Iddio ci liberi sempre dalle eredità come le tue, esse non fanno che accrescere il numero degl’inutili e dolenti pensieri e desiderii.
Ora, a noi pare che debba succedere il contrario affatto. Una eredità la quale credevamo fin da bambini non esser più per noi, adesso, alla morte avvenuta ieri del possessore (e che morte!), sembra che quella credenza fosse ingiusta pienamente. Ma io mi dolgo delle tue speranze deluse, e bramo che almeno te ne consoli nel delizioso Campiglio in questa beata stagione.
La nostra Cleofe bacia amorosamente le giovani Brighenti e si trova molto onorata della amicizia che queste le accordano. Essa prosegue felicemente nella sua gravidanza e spera di felicemente ancora uscirne, piacendo a Dio. Addio, care e dolci anime. A papà saluti infiniti, e a te, Marianna mia, rendo un bacio...... quel bacio che mi mandasti..... uno solo, ed amorosissimo.