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pardi il primo di tutta la schiera dei lirici poeti... Il Reumontha capito a meraviglia il divario che corre fra la lirica armoniosa, pura, celeste, tra la speranza, tra la soavità del Manzoni, e la poesia sconsolata, tetra, disperante e tutta desolazione del Leopardi. Dalle sue canzoni tutta appare la di lui anima nobile e generosa, ma vinta dal dubbio, atterrata dal dolore ed oppressa dalla sventura.
Ed ecco le parole del padre Curci: - Vo’ darvi una notizia, Signor Gioberti, la quale vi sarà carissima certamente. Giacomo Leopardi da voi si altamente ammirato come l’ultima scintilla del genio italo-greco; e compianto non meno perchè orbo quasi al tutto di religione, infermossi a Napoli, come sapete, e venne a morte. A quel termine il Signore gli ebbe pietà, domandò per confessarsi ed ebbe un prete Gesuita, e gli morì fra le braccia. Ho voluto toccare questo fatto si per confortarvi di quella perdita, sì per supplire alla dimenticanza di chi scrivendone la vita, trascurò questa parte che sicuramente non ignorava, non per la qualità del ministro, chè certo non ci entrava, ma sibbene pel ricevuto sagramento: circostanza che in uomo vissuto senza religione, come era il Leopardi, era di qualche momento.
Ecco, Nina cara, quanto in mezzo alle lagrime di dolore e di consolazione ho scritto per compiacere Marianna che mi aveva chiesto l’articolo del foglio parigino, e per far vedere la poco unità o esattezza sulle righe scritte da Viani dalle quali trapela una mal celata ironia. In sostanza è da benedire e ringraziare Iddio che ha inspirato al