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Cosa fai, Nina mia? il freddo come ti tormenta, i tuoi amori come vanno? Già, a sentir te non sai cosa sia amore, e tu sei innocentina come il mio canarino. E se questo è vero, oh! hai ragione, prosegui pure a far questa vita, chè te ne troverai bene.

Giacomo non è venuto più, e non si è mosso di Napoli.

Quanto mi dici di Giordani mi riesce nuovo affatto; io non sapevo nulla ch’ei fosse in collera con Brighenti1, e non sapeva nemmeno se fosse tornato in libertà. Forse nel ripassare che farete per Parma lo rivedrete, e diventerà più calmo, e dopo me ne dirai qualche cosa, non è vero?

Anche noi abbiamo musica, ma oh Dio! che musica! Vado pensando ogni momento in teatro a voi, miei cari, e al piacere, anzi al gaudio che avrei di sentire Marianna, e di vederla, poi di abbracciarla e baciarla, con la più gran tenerezza dopo di essere stata presente ai tuoi trionfi, dopo che il suo canto mi avrebbe fatta provare quello che questi cani nemmeno s’immaginano che con l’arte sia possibile far provare.

Oh che gran condanna è mai quella di dover vivere in canile! Nina mia, io sono inquieta e annoiata assai, e mi pare che lo sia anche la mia



  1. Non mi consta di quale collera si parli, chè non parmi verosimile trattarsi qui di quella lettera un po’ piccata del Giordani per l’invio fatto dal Brighenti delle quattro copie del Paltrinieri (V. Epist. VI, pag. 258). Certo, dopo che nel1813 si sciolse fra il Giordani e il Brighenti la primiera amicizia, non potè il Piacentino riamare quest’ultimo di quell’affetto tenerissimo, che gli avea portato dapprima.