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freddarsi, stoltamente giudicai. Se una volta io contava sull’amicizia, sulla simpatia di una diletta mia amica, se giunsi a chiamarla mia diletta, ed a volerle un bene.... oh un bene grande, se io ho creduto di essere corrisposta, ad uno che mi avesse detto — e bene, questo amore tanquam fumus deficiet! — io avrei detto tu menti per la gola, ed a queste mie parole sarla forse succeduta qualche brutta cosa, cui avrebbe pensato a por riparo il mio cavaliere.

E Salomone avea pur detto vanitas vanitatum et omnia vanitas, ma quando io mi sentiva battere violentemente il cuore all’udire un nome amato, quando mi si imporporavano le gote al sentire i trionfi della mia diletta, avrei pur detto al re d’Israele, no, tutto non è vanità.

Perchè poi noi abbiamo dei minuti che valgono dei regni, ma i minuti sono corti, e le vita è lunga! e io lo sento bene che i minuti miei sono stati brevi assai.

Vorrei pur dire al mio dolore, taci! e m’arrabbio perchè non valgo a tanto. Ah! temo che non vi sia nulla di vero sulla terra, fuor che la tomba! (e la tua pazzia, forse dirà una voce).

Ma io non accorderò mai di esser pazza: ma sono addolorata, sono stanca, oh stanca assai! Se il mondo è questo per tutti, non v’è altro che passar via silenziosi sotto le cappe di piombo come. i dannati di Dante.