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viii


dette per sempre le gioie dell’amore, invocava, supremo bene, la morte.

«Ho bisogno d’amore, amore, amore!» scriveva Giacomo nel 1822 al fratello Carlo, e così Paolina alle Brighenti : «Io voglio ridere e piangere insieme, amare e disperarmi, ma amare sempre ed essere amata egualmente, salire al terzo cielo, poi precipitare». Esclamava la vita esserle morte continua ed atroce, poichè l’amore era fuggito per sempre da lei. Così Giacomo cantava dolorosamente nella Vita Solitaria:

Amore, amore, assai lungi volasti
Dal petto mio, che fu si caldo un giorno
Anzi rovente. Con sua fredda mano
Lo strinse la sciaura, e in ghiaccio è volto
Nel fior degli anni.

L’ideale dell’uomo che Paolina avrebbe voluto possedere, era infinitamente lontano dalla realtà, sicchè, a quella creazione vaga della sua fantasia innamorata, ella avrebbe potuto dire quello che Giacomo alla sua Donna:

Viva mirarti omai
Nulla spene m’avanza.

E, pur sprezzando la vita, infinitamente