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xii. - Battistero, chiesa, cimitero! | 125 |
mente suo padre in quella lettera: Giacomo mio, salviàmoci. Tutto il resto è vanita! Forse quel salviàmoci può sembrare grottesco; ma fu destino del conte Monaldus de Leopardis, in parrucca e spadino, già nel secolo XIX, parère grottesco; eppure se il padre e il fìglio fùrono divisi nella vita, io li vedevo congiunti nella morte.
Tutti morti nella giovinezza, Byron, Shelley, la pìccola Allegra, Leopardi: ma una imàgine perdurava nella vita: impinguava, deformemente impinguava. Chi? La contessa Guìccioli.
C’è il barone Hübner che nelle sue memòrie parla di una decrèpita dama alle Tuileries, obesa e semi-idiota, a cui però tutti rendèvano onore di curiosità, perchè era stata l’amante di Byron.