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46 il romanzo della guerra

— La conclusione?

— La conclusione è questa; miei cari amici — dice Missiroli (perchè egli dice miei cari amici anche quando parla con una persona sola): intendendo così la vita come una serie perenne di azioni che non coincidono mai con qualcosa di fermo e di vero, la vita perde ogni fine ed ogni senso.

Quel sublime ideale — chiamiamolo Dio — che trascende la vita, che la guida e la giudica, viene distrutto.

Decapitaro Emanuel Kant Iddio,
Massimiliano Roberspierre, il re.

Per tal modo l’uomo espia la ribellione primordiale, immolandosi ad una divinità senza termini, ed in una lotta che non si chiuderà mai. Abolita qualsiasi Autorità che possa distinguere la cosa giusta dalla cosa ingiusta, è fatale rimettersi alla guerra...

È strano! Mentre Missiroli parlava mi veniva alla mente qualcosa di simile, da me letto in quell’abborrito e pure originalissimo libello, i Dialoghetti, che il padre di Giacomo Leopardi, il conte Monaldo, scrisse nel 1831.

Missiroli proseguiva:

— Questa tragedia è fatalmente senza tregua e senza epilogo. Il suo principio porta alla guerra e vive di guerra; tutta la vita è concepita sotto la categoria