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Bol | — 56 — | Bon |
coli di scrittori e libri forestieri, spesso oscuri, non si vergognano di non citar mai, e d’ignorare, autori e libri di casa propria, italiani insigni, e greci e latini, che pur farebbero tante volte più a proposito. Ma c’è il suo perchè; e Dante dice «che la loro mossa viene da cinque abbominevoli cagioni,» e le novera. Convito, I, cap. XI. Cfr. Cicerone, De fin. I, 2, e segg.
Bon ton: voce entrata nell’uso da tempo e vorrei dire popolare presso di noi. Ton, latino tonus, greco τόνος, vuol significare tensione, elevazione della voce. Bon ton è l’elevazione, il carattere proprio al linguaggio e alle maniere della gente per bene ed elegante nel tempo istesso, anzi elegante sopratutto. E come si dice in Francia un homme du bon ton, così si dice per contrapposto de mauvais ton: ma questo secondo modo non è attecchito da noi.
Bon-vivant: voce familiare francese, usata anche fra noi per indicare persona d’umore facile e gaio e di vita comoda, che ama non dar noia nè riceverne.
Bonzo: sacerdote della religione Buddista.
Bookmaker: pronuncia búch-mécher, voce inglese che significa colui che tiene il libro delle scommesse nelle corse, e grida in gutturale linguaggio le poste (côtes) de’ cavalli e invita al nobile rischio; personaggio inglese o truccato da inglese, di prodigiosa abilità nel conteggiare e ragguagliare i premi delle varie scommesse secondo la probabilità di vittorie che hanno i cavalli. Per un cavallo non favorito, cioè di dubbia vittoria, il bookmaker può offrire anche 20 o 25 volte la posta. Come ognuno vede, mettendo uno scudo su di un cavallo si rischia di vincerne 25. Presso all’urlante personaggio si erige un palco con una targa ove sono registrati i cavalli partenti e le poste. Possono realizzare grandi guadagni: se gli affari vanno male possono però scappare anch’essi come i cavalli: ma in questo caso a differenza dei fantini che amano poco peso, preferiscono che sia grave il peso del danaro altrui. Neil’ ’87 il Ministro francese Goblet de cretò l’espulsione dei Bookmakers dalle corse, ma di essi fu come dei bravi di cui parla A. Manzoni nel Cap. I del suo libro mirabile, e le ragioni sono le stesse: prova della immutabilità delle vicende umane. La parola è anche accettata ne’ dizionari francesi.
Bora: nella Venezia Giulia, Trieste, Pola, Fiume e sul litorale occidentale dell’Adriatico è chiamato così un fortissimo vento che spira, specialmente di verno, da settentrione (corruzione di borea, cfr. boreale). NB. Venezia Giulia è voce non prudente a pronunziarsi a Trieste. V. Venezia Giulia.
Borasso: specie di palma delle Indie orientali, utilissima perchè fornisce zucchero, un liquore detto arak, vino di palma, noci e foglie, buone per le stuoie.
Borbone: è una varietà di caffè (Coffea arabica) che si coltiva nell’isola Riunione o Borbone.
Borborigmo: gr. borborigmos = murmure: in medicina son così detti i rumori prodotti nell’addome dai gas intestinali.
Bordeaux: nome del vino da pasto che si fabbrica nel circondario di Bordeaux, la Burdigala de’ Romani, capoluogo del dipartimento della Gironda in Francia, Questo vino, famoso in tutto il mondo, è altresì celebre per le sue falsificazioni: rassomiglia al nostro Barolo e al Sangiovese. Petit bordeaux: bordò leggiero, inferiore. Dall’agg. petit la lingua francese trae degli eufemismi graziosissimi.
Bordereau: (diminutivo di bord V Bordo) listino o distinta in cui sono notate in margine (bord) le diverse specie di valori che compongono una data somma. Voce del linguaggio commerciale e bancario. Il Rigutini consiglia la parola nota.
Bordo: parola oramai diventata italiana, dal francese bord, invece di orlo. Bord è voce di origine tedesca e si trova nella più parte delle lingue germaniche per indicare l’estremità di una cosa qualsiasi. Della possibile analogia tra bordo (orlo) e bordo (nave, cioè l’estremità, la parte della nave che sovrasta l’acqua), vedi lo Scheler. «Sconcio gallicismo» chiama il Rigutini l’uso di bordo e bordura per orlo.