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Ter | — 484 — | Tes |
è locuzione frequente nelle opere del Mazzini, e probabilmente è sua: certo sua è la concezione di una nuova Italia, nuova luce del mondo.
Terzi (i): cioè le terze persone. Voce del linguaggio giuridico: tutti coloro che hanno diritti od obblighi verso (in confronto) l’attore. Terzi, nel linguaggio amministrativo, sono i consegnatari ed i corrispondenti di un’azienda, oppure i soli corrispondenti, oppure tutti coloro che hanno rapporti di qualsiasi specie verso un’azienda.
Terziario: aggettivo usato in origine dai geologi per significare la relativa età dei monti (monti primari, le Alpi; secondari, gli Appennini; colli terziari, le colline): successivamente fu detto dei terreni e delle rocce di un’epoca relativamente a noi prossima.
Terzilio o tersilio: nell’Italia superiore e media indica una specie di tresette in tre, con voce toscana, calabresella: se in quattro, è detto quartilio, ovvero voglio, ovvero misidìa (dal domandare la carta che fa quegli che è di mano), ovvero quadrigliato, secondo le regioni. Il tresette in due è poi detto anche pizzighino dal prendere, quasi pizzicare, le carte come fanno a vicenda i due giocatori. Nei detti giuochi il tre e il due son detti venticinque; il due e l’asse ventotto; il tre e l’asse, ventinove, appunto perchè tale è la somma del valore di queste carte nel giuoco di scopa o primiera.
Terzo sesso: come nelle api c’è il maschio (fuco), la femmina (regina), e le api operaie, così per derisione si dicono del terzo sesso quelle donne che si vogliono maschilizzare, che vogliono essere operaie della vita senza gli impacci della femminilità. Ciò va bene per le brutte, ma per le belle è una gran difficile questione, quando non la risolva il buon senso da parte dei due sessi! NB. Certe rigidezze teoriche e certi fantasmi bizzarri ci vengono dall’estero, e con le cose, i nomi. Noi italiani abbiamo il torto di abboccare e scimmiottare, laddove la natura e la storia offrono in noi esempio di libertà per la manifestazione di ogni buona e sincera forza di natura, compreso il femminismo saviamente inteso; e ciò fin da antico. V. Spinster.
Terzo Stato: tiers Etat, era detto in Francia, prima della Rivoluzione, quel ceto sociale che non apparteneva nè alla nobiltà nè al clero, borghesia, o con bella voce nostra oramai perduta, cara al Cattaneo ed al Carducci, cittadinanza.
Tesata: voce dei meccanici per indicare la lunghezza o portata di una trasmissione.
Tesmofòro: gr. [testo greco] = legislatore. (Fu epiteto di Demetra (Cerere) che regolò il consorzio umano con le leggi del matrimonio e dell’agricoltura).
Testa: nelle locuzioni, domandar, volere, offrire la testa di qualcuno, vale domandare etc. il sacrificio di alcuno, cioè che uno faccia da vittima, o per espiazione o per soddisfazione di vendetta. La frase è tolta dalla antica barbarie di offrire al vincitore o dal volere egli il capo del nemico. Erodiade chiese ad Erode Antipa, suo sposo, la vita di Giovanni Battista e gliene fu offerto il capo; Tolomeo credè far grato dono a Cesare regalandogli il capo di Pompeo, etc. È locuzione derivata dal francese, demander la tête?
Testa a croce: V. Pattino.
Testa busa: (busa = vuota. Cfr. la voce vernacola buso = buco). Questa locuzione fu usata dal Manzoni nella prima edizione dei Promessi Sposi, cap. XI, pag. 214 delle due edizioni raffrontate.
Testa di, etc.: V. Appendice.
Testa di legno: vale come uomo di paglia, prestanome, in dato negozio od uffizio.
Testa di Turco: nel gergo francese tête de Ture = souffre — douleur: allusione alle teste di Turco nelle fiere, su le quali si percuote col pugno per fare saggio di forza.
Testata: V. Stazione di testa. Voce ripresa.
Teste: lat. testis, latinismo del linguaggio forense invece di testimonio o testimòne, e non testìmone come pronunciano alcuni legali nell’Alta Italia. Teste spiace ai puristi, come inutile latinismo.
Testimone: V. Teste.
Testis unus, testis nullus: motto della