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di publicità. Se ne è fatto il verbo recensire (fr. recenser), part. recensito. (V. réclame).

Recensire: V. Recensione.

Reception: parola francese ed inglese: ricevimento, accoglienza.

Rècere: (lat. reicere, da re e jacio = butto via) usasi talora come voce più decorosa perchè meno intesa, invece di vomitare, specie in senso morale di fare schifo.

Recesso: nel linguaggio forense indica il recedere, cioè il ritirare di un atto, di una causa.

Reciotto: vino veronese, di lusso, rosso, dolcigno, spumante. Si produce con uve mezzo appassite, ed è di consumo locale.

Rècipe: lat., prendi. Nelle ricette di una volta, che erano scritte in latino, si metteva in testa récipe, cioè prendi. Onde récipe volle indicare ricetta. Ma in tale senso è voce morta. Si dice invece récipe per formula, lista di ingredienti o meglio di elementi morali mercè i quali si ottiene una data opera, o si addiviene adatti a reggere un dato ufficio. Si dice familiarmente ed ironicamente, cioè in mal senso, giacchè i componenti di un fatto etico non sono classificabili e non hanno dose.

Réclame: voce francese universalmente usata ed intesa: lett. richiamo, la quale è voce viva e di popolo, ma si intende per lo più degli allettamenti usati in caccia per chiamare uccelli (V. Dante, Inf. III, 116): publicità sostituisce in molti casi réclame; grido fu parola con molta réclame proposta da un letterato che va per la maggiore, in vece di réclame. (E per alcun tempo si assistette al più comico spettacolo, cioè al nobile sdegno dei giornali italiani per espellere la impura voce, come se ci fosse stata quella sola!) Strombazzata e Stamburata proposte dai puristi, sono, è vero, voci di popolo, ma non rispondono esattamente a réclame, appunto perchè esprimono la parte più brutta e meno dignitosa di ciò che si intende per la parola réclame. Noi avremmo potuto dar nuovo senso alla parola richiamo; ma ciò è ufficio di popolo, non di grammatici. Réclame è l’opuscolo stesso che serve alla publicità. Nei giornali vi sono gli avvisi-réclame che non rispondono alla voce neol. soffietto, la quale secondo il Rigutini sarebbe una garbata sostituzione di réclame. Inutile avvertire come réclame sia voce penetrata nell’uso del popolo, e intesi anche fatta maschile: il reclàm. Quanto alla natura della réclame noteremo che essa è oramai un’arte di commercio che si vale di speciali e ingegnosissimi mezzi, non per ingannare, in via assoluta, il publico, ma per dare ad un prodotto commerciale quella rinomanza che costituisce parte del suo valore e lo rende più commerciabile di un altro prodotto di ugual pregio. Lo studio della rèclame sta in questo, cioè obbligare la gente ad avere in mente, ripetere un dato nome di prodotto commerciale; e ognuno di leggieri intende quanto sia difficile, e nel grande numero e nella indifferenza del publico e nella vita intensa moderna, fermare questa attenzione. Molte volte il nome stesso del prodotto, breve, facile a ritenersi, distinto dagli altri, è parte del segreto della réclame. Non farà quindi meraviglia se la réclame si vale di ogni mezzo per riuscire. La réclame è cinica come l’età nostra industriale: si vale — ripeto — di tutto: dei versi dei poeti, del quadro dell’artista, del pensiero del filosofo e del santo, delle più macabre trovate pur di fermare l’attenzione. L’America è la maestra di questa forma di progresso. La réclame si esercita non soltanto in commercio, ma serve in arte, in letteratura, in politica, etc. Far della réclame vale divulgare, far conoscere e simili. La réclame pel filosofo libero può considerarsi come una di quelle forme di tirannidi cui conviene onorare se si desidera aver valore nella vita. Essa è una necessità della vita, fondata sull’eterna dabbenaggine e buaggine del publico: materia eterna, inesauribile di sfruttamento; e più forse che su la buaggine, sul fatto che l’uomo manca di criterio cosciente, pure apparendo il contrario, e perciò si lascia imbevere e guidare da giudizi altrui. Confortiamoci tuttavia perchè si tratta di cosa antichissima. Non fece Vergilio la réclame alla casa Giulia? E Achille se