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quarantotto, cioè un subbuglio, un tumulto, una confusione: manifesto ricordo delle Cinque giornate del marzo 1848.
Quartetto: «termine musicale: ogni composizione per quattro voci o per quattro strumenti; ma classicamente intendesi una forma musicale di solito per due violini, viola e violoncello, analoga, quanto alla condotta tonale ed ideologica, alla Sinfonia quattro tempi». (A. Galli, op. cit.)
Quartiere: nel ling. mar., intendesi ciascun albero co’ suoi attrezzi e con le sue vele, onde si dice quartiere di prua, quartiere di poppa.
Quartier latino: in Parigi quartier latino è il boulevard Saint-Michel e le vie adiacenti, abitate dagli scolari o studenti. I romanzi, le istorie, le cronache hanno reso popolari presso di noi certi nomi delle vie di Parigi, e ciò da assai tempo.
Quartigliere: nel gergo della caserma è così chiamato il soldato che è di guardia e pulisce la camerata.
Quartiròlo: milanese quartiroeù, specie di formaggio.
Quarto: nel linguaggio mar., è la durata di quattro ore di guardia, rispondente press’a poco alle vigiliae presso i Romani.
Quarto d’ora di Rabelais (il): il momento di pagare. V. Il quarto d’ora di Rabelais.
Quarto potere: cioè la stampa, il giornalismo. Secondo una divisione che noi togliamo dai francesi, il primo è il potere regio, il secondo il potere legislativo (deputati e senatori), il terzo è il potere giudiziario (magistratura). Forse ora sarebbe più ragionevole invertire la numerazione.
Quarto stato (il): al tempo della rivoluzione di Francia, 1789, tre erano gli stati o classi sociali. Clero, Nobiltà, Borghesia o, come noi diremmo, cittadinanza. La rivoluzione fu il trionfo della borghesia che dominò nel secolo XIX e nel secolo nostro. Il quarto Stato, è detto oggi, per analogia, il popolo dei lavoratori manuali, le plebi agricole, i proletari, ecc., che domandano la loro emancipazione economica e il loro trionfo civile come già ottenne la borghesia sui due Stati privilegiati. (Si puedes, come diceva il Ferrer ne’ Promessi Sposi).
Quasimodo: nome di personaggio deforme nel romanzo di V. Hugo, Nostra Donna di Parigi. Acquistò per il passato valore antonomastico anche presso di noi.
Quattro noci in un sacco: locuzione usata per indicare pochi, ma che fanno baccano. Spesso fu così detto del partito republicano nostro, in senso di spregio pel numero scarso de’ suoi aderenti rispetto agli altri partiti. «Voi spicciolati in tante sette quante sono le formole se non le idee, quante le vanità se non le ambizioni sì che gli avversari possono dire di voi — E’ fanno di gran rumore, ma sono quattro noci in un sacco!» Carducci, Per la morte di G. Garibaldi.
Quattro occhi (a): in confidenza, senza che altri ci senta: ma spesso si dice di osservazione o nota la quale per opportunità o riguardo vuolsi fare in segreto.
Quelli della balia: cioè i mesi passati a balia. Dicesi per ischerno di chi vuol farsi più giovane che non sia. Così in fr., oublier les mois de nourrice.
Quem Deus vult perdere dementat: lat., Dio, o Giove toglie il senno a colui che vuol perdere. Dicesi anche: Quos vult perdere Iupiter dementat prius. Per l’origine di questa profonda sentenza, cfr. il Fumagalli, (op. cit.)
Questa o quella per me pari sono: verso del Piave nel Rigoletto, divenuto popolare e detto talora in senso faceto.
Questi: non di rado mi è avvenuto di leggere il seguente errore: di questi, a questi, etc, riferendosi al numero singolare. L’errore deve provenire da una reminiscenza di buona grammatica, la quale avverte che al nominativo soggetto e con forza di sostantivo si dice letterariamente questi e quegli, ma non però nei casi obliqui, ne’ quali si deve sempre dire di questo, a questo, questo, da questo. Invero preziosa e degna di nota questa reminiscenza grammaticale! NB. Come è noto, A. Manzoni nella seconda edizione dei Promessi Sposi tolse tutti i questi ed i quegli, tutti gli egli — se non alcuno rimasto per caso o riferito a Dio — tolse del pari anche egli ed egli pure ed il pronome ella. Se con ciò il grande Lombardo rese un servizio alla lingua