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L


Làbaro: questo nome di etimologia incerta (lat. labarum, gr. [testo greco]) fu dato allo stendardo cristiano di Costantino dopo la sua vittoria su Massenzio: era un quadrato di stoffa preziosa col simbolo di Cristo, appeso ad un pennoncello sorretto alla sua volta dall’asta. Fu dunque simbolo di fede, (rammenta la visione in hoc signo vinces) e perciò si dice tuttora «labaro» di insegne di fede, filosofica e civile. Voce in tal senso spesso usata enfaticamente.

La biscia morde il ciarlatano: bella e acuta locuzione nostra, non troppo facile però a spiegarsi laddove è facile intendersi. Include scherno e mal senso come ben dichiararono le parole biscia e ciarlatano. «L’effetto di operazioni imprudenti o maligne ricade prima di tutto sul loro autore». Es. I nuovi pastori, blanditori, dichiaratori della bontà, bellezza, intelligenza, virtù, diritti del popolo, spesso dal popolo sono o abbandonati o accusati di tradimento. Dicono allora gli avversari di questi pastori: La biscia morde il ciarlatano!

Labor omnia vincit | improbus: la fatica aspra vince ogni cosa. Emistichio di Vergilio (Georg. 1, 145, 146) vivo nell’uso. L’improbus, che pure è richiesto dal senso, spesso è tralasciato.

Labor ’s party: ingl., il partito del lavoro, cioè il partito operaio, solitamente con carattere politico e di classe.

La calunnia è un venticello: ottonario felice, divenuto popolare come la musica che lo riveste: Barbiere di Siviglia, parole di Cesare Sterbini, musica del Rossini.

La capitale morale: bella frase, con cui Milano si incoronò da sè, come Napoleone, quando risorse a libertà, e noverava nella sua «cerchia antica» uomini di grande valore. Poi fu così detta per la fiorente sua amministrazione ed istituti finanziari e di beneficenza; poi in opposizione a Roma etc., ed anche ironicamente. La paternità della frase non riuscii a trovare.

La carità del natio loco: (carità nel senso latino di amore) emistichio di Dante, passato con largo abuso nel linguaggio comune, senz’essere però stravolto nel senso come avvenne di altri versi ed emistichi danteschi, (Inf. XIV, 1).

La carrozza di tutti: titolo perifrastico di un libro di E. De Amicis, per dire il tranvai. Locuzione effimera, ma che gode tuttora di una certa popolarità.

Laccetto: diminutivo, fatto italiano, del lombardo lacc = latte: indica quella glandola bianca e carnosa che è nel petto del bovino giovane e che scompare nell’adulto: e se no fanno squisite fritture: timo è la voce scientifica; animella in toscano e in italiano. Ora in Romagna questa glandola chiamano il latte. Altro notevole esempio di somiglianza dei dialetti. Laccett, in lombardo, è pure il latte magro che geme dal burro.

Lacchè: dal fr. laquais, domestico o valletto, specialimente da anticamera o da carrozza: voce da gran tempo fatta italiana.

Lacerator di ben costrutti orecchi: verso del Giorno del Parini (Mattino, 109) vivo nell’uso.