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xx Alfredo Panzini

rato modello di eleganza e di forza; la letteratura anglo-americana fra le moderne, così ardita nel crear voci e nell’evolversi. Il disputare di voci pure ed impure, nostrane e barbare, è antico ozio accademico degli italiani. E — volendo far sfoggio di citazioni autorevoli — Giulio Cesare, fra i latini che pur tanto disputarono di voci pure ed impure, non ci avverte di fuggire siccome scoglio ogni parola fuor del comune 1, ed il Leopardi fra gli italiani che furono eredi dei latini di questa passione a disputare di lingua, a proposito del «si può o non si può usare un dato vocabolo», non dice con quell’umore che gli era proprio: Se gli antichi non l’hanno detto non hanno però lasciato per testamento che non si possa dire [?] 2.



Vero è il principio fondamentale ora enunciato e dedotto dalla realtà e dalla necessità, vere, almeno in astratto, sono queste deduzioni; ma vero è pure che non è sempre bastevole un sicuro principio per ispiegare tutti gli aspetti di una questione. Piace un’unica legge, perchè facile ad intendere; piace sotto di essa raccogliere tutti i fenomeni, e con le parole ben si può fare questo: nella realtà e nella verità molti fenomeni sfuggono a questa costrizione, onde la necessità del distinguere frequente come ammonivano gli antichi logici; e mi si conceda, onde la necessità del raddolcire la mente, giacchè nel risolvere una questione la difficoltà non sempre nè tutta è in sè e per sè, ma molta parte è nella passione dell’idea preconcetta. Nè ciò soltanto; ma come diversa è la direzione astronomica di un fiume e il reale suo corso; come diversa è la teoria sul male e l’applicazione sul malato, così un principio assoluto ed unico non sempre è chiave buona per schiudere tutto il contenuto dei fatti; e ciò tanto più vale quando — come forse nel caso presente — altri principi urtano in conflitto col principio fondamentale a modo di correnti minori contro grande corrente, e bisogna pure tener conto di questi altri principi se pur si ama di andare alla ricerca del vero e non soltanto di fare eleganti e lodate dimostrazioni.

  1. Habe semper în memoria atque in pectore ut tanquam scopolum sie fugias inauditum atque insolens verbum. (Ex libris de Analogia).
  2. Epistolario, Volume I, pag. 393.