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cui tronca, e sfuma le suo parole. Infìiio trovo coupon usato anche per indicare ciò che in italiano dicesi scampolo.
Coupon d’hotel: cedola d’albergo. Specie di tessera hospitalis, ma che si acquista a contanti presso un’agenzia, e serve all’alloggio e al vitto ne’ vari alberghi per cui si passa, senza avere altra briga.
Courante: specie di ballo francese: l’aria musicale con cui la courante si balla.
Cour des miracles: nome che in Parigi nell’età di mezzo si dava a diverse vie chiuse e quadrivi abitati da cenciosi, mendicanti, gente di mal’affare, etc. Vittore Hugo nel suo romanzo Nostra Signora di Parigi fa rivivere una di codeste Corti de’ miracoli. Talvolta questa locuzione è usata oggi in senso traslato.
Courtier: voce francese: in italiano sensale.
Coûte que coûte: ad ogni costo. Almeno gli italiani pronunciassero bene il modo francese che è come è qui scritto, e non come i più dicono coûte qui coûte!
Coutil: tessuto serrato e forte, di lino ed oggi più spesso di cotone usato specialmente per busti, traverse, tende, uosa, etc. Un tempo i più bei coutils si fabbricavano a Bruxelles, oggi a Mulhouse, Lille, etc. e anche in Italia. La parola coutil deriva dall’antico francese couette, in lat. culcita = materasso. Traliccio.
Couturier: così è chiamato in Parigi, con voce antica cui fu dato nuovo senso, il sarto da donna, l’artista degli abbigliamenti muliebri, l’interprete della bellezza, il mago che trasmuta la donna nell’idolo. L’inglese Worth, stabilitosi a Parigi sotto il secondo impero, e per l’appunto il 1858, fu il primo e più celebrato della serie. | Couturier etimologicamente = cucitore, dal verbo coudre = cucire, dal latino consuere.
Cow-boy: voce inglese formata da cow (vacca) e boy (giovane). Così sono chiamati i pastori degli sterminati armenti che pascolano all’aperto nelle praterie dell’America Settentrionale. Nel domare i cavalli, nella resistenza alle corse disperate, nell’armeggiare e in ogni altra impresa della vita libera o selvaggia hanno gran nome.
Cozza: nome volgare, dato nell’Italia meridionale ad un ben noto e gustoso mollusco bivalve (Mytilus edulis) di conchiglia bruna, liscia, quasi triangolare. Si attacca alle rocce e ai corpi sottomarini mediante un bisso. A Venezia, peoci; in Romagna, pidocchi di mare.
Crachat: dicesi volgarmente in francese di quella specie di croci, decorazioni, placche o altri segni distintivi dei gradi cavallereschi che si fermano sull’abito. Propriamente crachat è da cracher, latino screare = purgarsi tossendo, onde sputo. Come si vede, il primo senso onde fu esteso il vocabolo, ancorchè efficace, non è de’ più graziosi. Parmi vocabolo alquanto in disuso oggidì fra di noi, e questa è la sorte di non poche parole straniere che, dopo breve parabola, muoiono di morte naturale, non certo per effetto di reazione di italianità da parte degli italiani!
Crack: voce inglese, in francese crac, in tedesco krach, etc. La parola è evidentemente onomatopeica ed indica il cadere fragoroso e impreveduto dei solidi. Figuratamente dicesi: «un crack bancario, il crack della casa X***, etc.». Crollo e tracollo son pur voci italiane, e io le ho intese popolarmente usare in senso di ruina, disastro, inatteso e rumoroso. Del resto anche Dante dice:
Non avria pur dall’orlo fatto cricch.
Cráne: letteralmente cranio, κράνιον; nel linguaggio popolare francese = ardito, spavaldo, litigioso; onde le locuzioni avoir l’air crâne, c’est un crâne, etc. Anche questa parola è talora usata da certi nostri scrittori quando si vuole dare speciale garbo al discorso.
Erano belli questi bravi figliuoli gareggianti coi soldati sotto le anni, più giovani e più allenati di loro, non rimanendo indietro mai nelle manovre, e sfilanti con aria marziale e crâne davanti ai loro generali.
Crapaudine: chi direbbe che un pollastrino o un picciono su la gratella sia lo stesso che à la crapaudine? Eppure è la stessa cosa. L’origine della parola non è la più indicata a stuzzicare l’appetito. Crapaud vuol diro rospo: i rospi camminano con lo coscie divaricate: i polli su la graticola si mettono con lo coscie stese e slo-