Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
271 |
nemulcemitei; drept acea hurésce
tòtu nemulcernitoriul’: grevutàtea
fenefaptei in facatoriul de bene:
iar benefaptoriul’, fapta sà buna
intru cèlu nemulçemitoriu li iubesce;
drept àsta osebeiti suentem eo, si Atènàa:
ea m’horresce, eo ù [=o] liubesco
ș. c. l.
A sortii rele maneia
nò téme celu ce se anvéça
a privvei là densa in faça:
quando ea turba far’cuvvèntu.
Schola è de barbaçela
a ei cumpleita asupréla;
cum suentu carmaciului schóla,
fortune si piovi si ventu,
corrispondenti alla nota arietta:
Al furor d’avversa sorte
Più non palpita e non teme
Chi s’avvezza allor che freme,
Il suo volto a sostener.
Scuola son d’un’alma forte
L’ire sue più funeste;
Come i nembi e le tempeste
Son la scuola del nocchìerj.
Malgrado la tendenza visibilissima a non discostarsi dal testo, neppur quando era addirittura impossibile conservare in rumeno certe peculiarità dello stile poetico italiano, cosi abbondante in inversioni e in costruzioni arcaiche che non trovano riscontro nella lingua de’ latini del Danubio; questa traduzione di Budai-Deleanu, mentre ha il pregio d’essere più delle altre fedele al pensiero del Metastasio, non è poi così ibrida cosa come potrebbe a prima vista sembrare. Pigliamoci un momento la briga di ridurne qualche brano in ortografia moderna, e vediamo che, stilisticamente parlando, può ritenersi persino superiore a quella del Beldiman. Ecco p. es. un brano del dialogo fra Temistocle e Neocle, che, nella nuova veste spogliata degli orpelli