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avere dipinta tutta la commedia de’ mortali, dove la religione prende qualità dalle azioni ed opinioni volgari, non sì tosto arriva allo spirituale ch’ei si inviluppa in tenebre ed in sofismi, i quali se mancassero del nerbo dello stile, e della ricchezza della lingua, e se non fossero interrotti dalle storie de’ tempi, sconforterebbero per sè stessi gli uomini più studiosi. Nel che fu più avveduto Torquato Tasso prendendo a cantare le imprese di una religione allora armata, e riferita ad una età eroica quando le idee delle cose sono per i governi e per le nazioni assai men metafisiche. Pur gli fu forza ricorrere ad incantesimi e macchine d’altre religioni, e sotto nomi diversi rappresentare le fantasie greche e romane. Non v’ha greca tragedia senza il cielo: delle moderne certamente le streghe in Shakespeare, i prestigi nella Semiramide e nel Maometto di Voltaire l’Atalia di Racine, la fatalità nella Mirra Alfieriana, e molto più l’ira divina nel Saulle grandissima fra le tragedie, ci percuotono più di quelle che hanno per soggetto memorandi casi e passioni scevre di religione.

Vi. Ma quale delle religioni reca uso stabile e continuato nella poesia? La greca; perchè ha che fare con tutte le passioni e le