nella contemplazione della Divinità. Dotto di tante scienze, versato in tanti idiomi, per la dimistichezza delle storie a tutte le età presente, e a tutti i fatti memorabili, secondo il suo secolo non inelegante poeta, non ignaro in qualunque genere di erudizione. Io non veggo qual titolo a lui manchi, perchè come non si dubitò di annoverarlo tra i sommi condottieri, così non se gli nieghi luogo tra i sommi letterati. Le quali cose tutte io non oserei narrare dinanzi una assemblea di sapienti, che sanno quanto di tempo e di sussidii richiegga una sola facoltà, e non oserei credere che in un uomo in tanti negozii occupato, avesse potuto capire tanta e sì vasta dottrina, se l’aureo libro delle sue Memorie non ne additasse i semi luminosamente, e se tuttodì non ne venisse ricordato quel Cesare, il quale colla mano stessa che soggiogò Roma, stese i commentarii, calcolò i periodi dell’anno, e prescrisse le leggi della latina eleganza13. Libero di sua cattività, parve che la fortuna volesse riconciliarsi seco, offerendogli quella occasione, della quale niun’altra poteva essergli più cara e desiderata, di servire util cittadino alla Patria, e al Sovrano14. Consultate, o Modonesi, gli annali vostri, ed essi vi ricorderanno la vicina Nonantola stretta di assedio, e Modena minacciata: Francesco I, magnanimo principe in lega con discordi confederati, che il lascian solo contra l’urto delle arme Pontificie; le sue genti piene di quel valore che loro spirava tal Sovrano, ma troppo disuguali al bisogno, e appena il terzo delle nemiche; le