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gli scrittori della sua vita. La storia pure narra che veramente egli ebbe la maggior gloria nella presa di cinque città, tre delle quali son nominate, cioè Calbe, Anesleben, Stasfort. Alla battaglia di Lipsia, innoltrato troppo addentro, dagli Svedesi ne fu circondato e preso. Per quella volta rimase prigione sei mesi, e venne secondo l’uso di quel tempo riscattato a danaro. P.

10 Il conte Lionardo Torstedon succedette all’illustre Banner, e venne riputato uno de’ maggiori capitani della nazione Svedese, e de’ migliori discepoli di Gustavo Adolfo. P.

11 Stette il conte Raimondo prigione degli Svedesi la seconda volta per ben due anni, parte a Wismar, parte a Stettino, e fu liberato col cambio dello Slang, preso dal Piccolomini. P.

12 Cum Totum iter (Lucullus) et navigationem consumpsisset, partim in percontando a peritis, partim in rebus gestis legendis, in Asiam factus Imperator venit, cum esset Roma profectus rei militaris rudis. Cicero Acad. quaest. lib. i. P.

13 Nulla di esagerato sulla letteratura del Montecuccoli. Le sue Memorie manifestano che ei possedeva la lingua latina, la francese, la spagnuola, e non è da dubitare della teutonica. Quanto alla propria non si può negare che egli non ne avesse fatto studio su buoni autori, e segnatamente su Niccolò Machiavelli. Gli strani e sconci vocaboli, che si scontrano alle volte nelle Memorie, debbonsi imputare più verosimilmente a sbaglio dell’editore, che era tedesco, e che per alcuni suoi saggi dimostrò di posseder poco l’italiano. Aggiungasi che l’edizione ne fu postuma, che il libro andava attorno manoscritto, e da amanuensi non italiani. Sicchè a torto alcun forse ha tacciato di barbaro il nostro Montecuccoli. Resta anche un argomento, che mi pare