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58 | GUERRE PERSIANE |
di fortificare un castello entro il tener di Mindo1 presso della persiana frontiera ed a sinistra della via che
- ↑ Ebbe a fondatori i discendenti di Ezio, figlio di Anto, andativi in colonia da Trezene (Paus., la Corinzia, cap. 31). Alessandro in progresso di tempo vedendo che il possedere questa città avrebbegli molto giovato all’assedio di Alicarnasso, cercò
trui, che a far sangue; per lui niente essendo lo esterminare quanta pur fosse moltitudine di uomini di ogni delitto innocenti. Niun pensiero fu mai in lui di conservare le cose stabilite: sempre cercava cose nuove; e dirò tutto in una parola: era suo genio di appestare ogni buona cosa. Pochi furono gli uomini che potessero o fuggire non intaccatine, o intaccatine guarire da quella tremenda pestilenza, che negli antecedenti libri dicemmo essersi sparsa per quasi tutto l’universo mondo, in paragone di quelli che ne rimasero vittima. Ma da Giustiniano niuno tra tutti i Romani scampò, il quale come malanno apposta piovuto dal cielo, nessuno lasciò intatto: chè altri iniquamente levò di mezzo; altri, lasciando loro la vita, gittò in tal povertà, che s’ebbero a desiderare piuttosto ogni più crudele supplizio tanto sentivansi miseri! ad altri non perdonò nè le sostanze, nè la vita. Nè bastò a lui d’aver messo sottosopra il romano imperio, chè volse le forze a soggiogare a l’Africa e l’Italia, onde trarre coteste provincie nella rovina stessa in cui messe avea le altre già soggette» (cap. 12).
«Non sarà, per quello che io penso, fuor di proposito il presentare i lineamenti della figura di quest’uomo. Di statura non fu Giustiniano nè alto troppo, nè troppo piccolo, non eccedeva la giusta misura. Nè era egli gracile, ma moderatamente pieno di succo e liscio di faccia, nè senz’avvenenza, poichè anche dopo due giorni di digiuno appariva rubicondo. In quanto alla fisionomia, dovendo con parole esprimerla, dirò che rassomigliava assaissimo a Domiziano, figliuolo di Vespasiano» (cap. 13).