II. E poichè furono entrambi negli ottenuti reggimenti i cosiddetti Leucati1 Maurusii vennero con forte esercito presso alla gran Lepti2, stanza di Sergio, divolgandosi colà per ricevere i consueti doni e raffermarsi confederati di Roma. Il governatore, dato ascolto al consiglio del tripolitano Pudenzio (di già ricordato siccome colui che dal principio di queste guerre vandaliche avea stretto lega con Giustiniano3) fe alloggiare le truppe ne’ sobborghi, ed accolse in città settanta de’ più cospicui duci, mostrandosi urbanissimo in tutto seco loro e rendendoli sin partecipi della sua mensa. V’ha nondimeno chi fa scopo dei barbari in quella venuta un insidioso tentativo contro la vita di lui; checchè ne sia eglino parlamentando un giorno alla sua presenza e richiamandosi di molte offese riportate dai Romani, aggravaronli ben anche di avere saccheggiato le messi e le campagne loro. Dalle quali accuse ristucco il governatore alzossi dalla scrauna per ritirarsi, ma uno di essi afferratane la clamide obbligavalo a rimanere tra loro. Principiato così un altercar vivissimo gli altri tutti sorgendo il circondano, ma tali de’cavalieri di Sergio sguainata la spada feriscono a morte l’audace ritenitore della clamide: all’inatteso colpo va tutta la casa in iscompiglio, ed accorse le guardie massacrano quanti eranvi barbari, sol uno
- ↑ Levati, secondo altri testi.
- ↑ A questa gran Lepti si riferisce il testo di Strabone riportato per errore nella nota i a pag. 360.
- ↑ V. cap. v, § 1, di questo libro.