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LIBRO PRIMO 363

venissero contro di noi; ed eran le mosse loro combinate in modo che tutti ad un tempo riunir si dovessero nel medesimo punto. In questa occasione io ebbi ad ammirare come la divina Sapienza valgasi degli stessi nostri intendimenti a compiere i suoi; imperciocchè Iddio antivedendo le cose future può a voler suo disporle, quando in vece l’uomo, bene o male si consigli, non fa che eseguire gli ordini segreti ed infallibili di lui, incapace di comprendere s’esca del sentiero propostosi, o ritto vi corra. E di vero se Belisario non avesse ordinato come io diceva le truppe, mandate innanzi Giovanni con que’ pochi, e prescritto ai Massageti, nella sinistra dell’esercito, d’inoltrare, mai più saremmo riusciti a schermirci dalle vandaliche insidie. Ma quantunque saggio in tutto sia stato il procedere del nostro duce, pure se Ammata avesse meglio colto l’opportunità del tempo, senza prevenirla della sola quarta parte d’una giornata, non sarebbero le bisogne loro andate siffattamente colla peggio. Costui per lo contrario giunto a Decimo in sul meriggio, quando e noi e Gilimero ne distavano ancora, fallì il colpo; nè della sua eccessiva fretta soltanto dovremo noi aggravarlo, ma si ancora di aver lasciato in Cartagine la miglior parte dei Vandali e di essersi alla testa di quelle pochissime truppe affrontato imprudentemente con Giovanni.

II. Caddero, il confessiamo, nel primo scontro dodici dei nostri più valenti guerrieri, soggiacque però ben presto anch’egli all’egual sorte con grave sconcio dei barbari, che perdevano in lui un duce prodissimo ed