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LIBRO PRIMO 335

comandati da Calonico alessandrino. Aveavi da ultimo novantadue fuste a un ordine di remi, coperte al di sopra per guarentire dalle frecce nemichi; i rematori, chiamate dromoni1 dalla velocità loro, e montate da due mila volontarj Bizantini. Archelao di schiatta patrizia, già prefetto del pretorio in Bizanzio e nella Illiria, si partiva allora questore, o sia abbondanziere dell’esercito. Ma di tutte queste forze marittime e terrestri era condottier supremo Belisario, quel desso che in levante guerreggiato avea i Persiani, e menava seco grande corteo di fanti con aste e di cavalieri armati di scudo, uomini esercitatissimi ne’pericoli della guerra. Egli salpava con illimitato potere intorno alle occorrenze della spedizione, dovendo reggere sì grave incarico nello stesso autorevol modo che sarebbesi convenuto al solo monarca: la sua origine è uopo rintracciarla in quella parte della Germania che divide la Tracia dall’Illiria. Tali furono gli apparecchi di Giustiniano per la guerra africana.

II. Gilimero perduto Tripoli e la Sardegna2, e ben poco sperando riconquistare il primo in causa della grande lontananza e degli aiuti mandati ai ribelli da Bizanzio, portò ogni pensiero al ridurre novamente alla sua obbedienza l’isola avanti che giugnesservi le truppe romane. Imbarcati pertanto cinque mila Vandali sopra centoventi navi, e datone il comando a suo fratello Zazone ve li spedisce; questi partendo accesi di

  1. Dal greco verbo inusitato θρέμω curro.
  2. V. cap. 10, § 4, di questo libro.