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332 | GUERRE VANDALICHE |
buto annuale, e non sapendosi temperare nella prosperità di tanta fortuna, bramò addivenirne sovrano, al qual uopo scioltosi da ogni vincolo principiò con manifesta ribellione a signoreggiare l’isola; fatto di più consapevole che Giustiniano era per combattere Gilimero nell’Africa gli scrisse del tenore seguente: «Non per ingratitudine e perfidia ho mancato di fede al mio re, ma testimonio del giogo crudele ed inumano da lui imposto a’ suoi popoli non posso volonterosamente obbedirgli, e preferisco fermar lega con un giusto imperatore anzi che essere ministro degli ordini atroci d’un tiranno; amicandomi pertanto ora teco diman-
bassi: l’aria però di questa parte e torbida e malsana, e ne sono causa i sali che vi si condensano, e lo scirocco grave e violento a cui è esposta, e l’altezza de’ monti all’Italia rivolti, che impedisce di soffiare nella stagione estiva i venti boreali, i quali l’aria e la terra di questa parte rinfreschino...... Ad eccezione d’un’erba l’isola è pura di veleni, che danno la morte: l’erba mortifera è simigliante all’appio, e dicono che coloro che la mangiano muoiono ridendo. Perciò Omero e gli uomini che lo seguirono quel riso, in cui per niuna cosa sana si prorompe, riso sardonico lo nomano. Quest’erba nasce specialmente intorno alle fonti, ma non comunica nulla del suo veleno all’acqua» (Delle cose Fociche, o sia lib. x, cap. 17, trad. del Nibby). V. inoltre Strabone, il quale dà all’isola 120 miglia di lunghezza e 98 di larghezza (lib. v); Isidoro, lib. xiv; Plinio, lib. iii, cap. 7; Solino, cap. 10; Dionisio (Perieg.) ed il suo commentatore Eustazio; Diodoro, lib. iv e v; Suida alle voci - Riso sardonico; Polibio, lib. i, delle Istorie, ed Orosio, lib. i. Stefano poi dice che «Sulchi è città nella Sardegna, creatura de’ Cartaginesi».