Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
LIBRO SECONDO | 249 |
CAPO XXV.
I. Il Persiano col venturo anno riconduce l’esercito sulle terre imperiali volendo procedere nella Mesopotamia a vendicarsi, non per verità dell’imperator Giustiniano o d’altro mortale, ma dello stesso Nume adorato dai cristiani. Perciocchè egli nella prima scorreria tentato indarno l’assalto di Edessa1, mentre riveniva frettolosamente indietro e forte rattristavasi co’ magi dell’avvenuto, ebbe a dir loro che non cesserebbe ogni fatica e rischio per mettere il giogo a tutti gli Edesseni e per ridurne la città pascolo di gregge. Or dunque accostandovi l’esercito fece inoltrare senza danneggiamento una mano d’Unni sino alle mura ver l’Ippodromo, dove i pastori, sperando l’ertissimo luogo di non facile accesso al nemico, eransi riparati cogli armenti; ma tuttavia i barbari montativi predavan il bestiame, avvegnachè gli altri virilmente adoperassero a ributtarli. Allo strepito i Persiani corsero in aiuto degli Unni, e balzato eziandio fuori il presidio e
- ↑ V. il cap. 12 di questo libro.