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226 | GUERRE PERSIANE |
ceva a propria giustificazione la insuperabile difficoltà incontrata nel procacciare la pattovita somma, rifiutandosi anch’egli Giustiniano di esaudire con qualche sovvenimento di danaro i fervorosissimi suoi preghi.
II. Il Persiano rigido sempre più contro di lui ritennelo prigione, e v’aggiunse l’ordine di fargli ogni vituperio nella persona, oltre di che addoppiò il già convenuto riscatto. Chiestagli poscia dal prelato la facoltà di spedire in Sergiopoli per ispogliare il tempio di tutta la preziosa suppellettile v’acconsentì, dando a compagni de’ ministri di lui altre sue scorte1. Arrivati costoro, i Sergiopolitani eseguirono della miglior fede l’ordine avuto e rimandaronli con l’affermazione di non aver
- ↑ (Procopio, lib. ii degli Edifizj, cap. 9) «Nella contrada dell’Eufrate v’ha un tempio dedicato a Sergio, santo di grande rinomanza, dagli antichi tanto venerato, che chiamarono quel luogo Sergiopoli. L’aveano cinto di una piccola muraglia, bastante a trattenere i Saraceni di quelle parti nel primo loro impeto: se avessero voluto violarlo, poichè non sono fatti i Saraceni per assaltare luoghi murati; e per ciò quella muraglia contro d’essi bastava, quantunque debolissima, e fatta di terra. Quel tempio poi era anche illustre per le molte offerte, e per la sacra suppellettile. Le quali cose prese avendo Giustiniano in considerazione, cinse il luogo di mura fortissime, e lo provvide di acqua, avendone raccolta gran quantità in opportuni serbatoj. Vi fece inalzare ancora case, portici, ed altri edifizj, quali sogliono adornar le città; e vi pose un presidio ad opportuna difesa. E di fatti avendo Cosroe, re de’ Persiani, bramosissimo di conquistare la città, posto ad essa l’assedio con grande esercito, per la saldezza delle fortificazioni fu obbligato a ritirarsi senza alcun costrutto.»