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216 GUERRE PERSIANE

un luogo bagnato da molte fonti, lontano stadj quarantuno dalla città, ordinò di porre il campo; vedendo però che molti facevansi le maraviglie di quella fermata, e non volevano eseguire il comando, tenne loro il seguente discorso:

II. «Non potrei, o guerrieri, anche volendolo, ora comunicarvi i miei pensamenti: una sola parola detta nel campo, lunge dal rimanervi sepolta, va senza posa discorrendo finchè penetri le orecchie dei nemici. Ben veggo molti di voi arrogarsi, dimentichi affatto dell’ordine e della disciplina, gli ufficii di condottiero, ed obbligarmi a fare discoprimenti che tornerebbe meglio tacere: laonde m’è forza innanzi tutto ammonirvi della impossibilità di eseguire lodevoli imprese con un esercito, quando in esso molti voglionsi a loro buon grado condurre. Io son poi d’av-

    della quale abbiamo parlato altrove, fu dai principi macedoni detta Antiochia di Migdonia (Strab., lib. xvi; Tol., lib. v), traendone il nome o dal fiume Migdonio che mette foce nell’Eufrate, o, secondo altri, da una contrada macedonica, e della stessa guisa vien chiamata da Polibio (lib. v). Fu poi celebre per la sua fortezza derivatale in ispecie da un grosso e doppio muro all’intorno. Il romano duce Lucullo impertanto, portate le armi contro Tigrane, dopo lungo e molesto assedio conquistolla, avendone fatto scalare le mura in una notte senza luna e tempestosa (Dione Cassio, lib. xxxv). Essa fu ceduta nell’anno dell’era volgare 363 a Sapore re di Persia per una condizione del trattato che seguì la disfatta dell’esercito romano nella spedizione di Giuliano. Nesbin, Nassibin, o Naisbin vien ora chiamata dai geografi orientali, e non è più che un villaggio aperto da ogni banda.