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XIV | PREFAZIONE |
poranei. In fronte ad una versione, sarebbe superfluo dimostrare un simile asserto. Si legga il poema, e se ne troveranno mille conferme in ogni episodio, nelle parole d’ogni personaggio.
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E un altro elemento, fra i principali, del fàscino, consiste nel paesaggio. Tanta ne è l’evidenza, che chiunque legga con vero raccoglimento spirituale, con vero oblio, ha l’impressione di percorrere tappa per tappa, con lo scaltro eroe, l’avventuroso viaggio.
E qui sorge il problema: Omero descrive luoghi reali? O la sua è una geografia tutta fantastica ed immaginaria?
Dai tempi del fiducioso Polibio e dello scettico Eratostene giú giú sino ai dí nostri, corsero, intorno all’ardua questione, i classici fiumi d’inchiostro. E certo riuscirebbe tedioso riferire le infinite discussioni, e le animose diatribe. Ma oggi si è usciti infine, mi sembra, dalla sfera soggettiva, e si è poggiato il piede su un terreno assai piú solido.
Un diplomatico francese, che è anche dotto geografo e conoscitore del mondo antico, ricorse ad un metodo che non è proprio quello dei cartofilaci, e che, purtroppo, non è accessibile a tutti. S’imbarcò in uno yacht, e con l’Odissea sempre sotto gli occhi, girò tutto il Mediterraneo, a cercare le terre dell’Odissea. E le ritrovò tutte, o credè ritrovarle, con una corrispondenza precisa; ed espose punto per punto il suo periplo in due grossi volumi1. Libro di prolissità inverisimile, da sgomentare il piú intrepido lettore; ma che tuttavia riesce
- ↑ VICTOR BÈRARD, Les Phéniciens et l’Odyssée, Parigi 1902.