↑331. οὐκ οἴη...: cfr. Il. III 143, e quanto s’è detto al v. 136. — ἀμφίπολοι δύω: Autonoe e Ippodamia, che nominerà al l. XVIII 82. Penelope entra in iscena degnamente: se ne stava appartata nelle sue stanze; le giunge all’orecchio il canto di Femio, che suscita in lei dolorosi ricordi, una folla di pensieri e desiderî, ed ecco subito scende a precipizio le scale, per fare cessare quel canto, che la turba e la sconvolge, noncurante di trovarsi a faccia a faccia cogli odiati Proci beffardi.
↑333. πύκα: solidamente o anche artisticamente. — στῆ παρὰ σταθμὸν: ma non va oltre la soglia; là dentro vi sono i Proci!
↑334. ἄντα παρειάων, su le guance. — σχομένη, tirato già, trattosi: lo cala sulla faccia, perchè in presenza di uomini. — κρήδεμνα, da κάρη e δέω, lego.
↑336. δακρύσασα: così parla a Giove Venere nell’Eneide, lacrimis oculos suffusa nitentes (I 228); e Beatrice, gli occhi lucenti lacrimando volse, con che spronò in un baleno la volontà di Virg. Chi non sa, infatti, qual sia la potenza di due femminei occhi stellanti umidi di lacrime! Ed è il sorriso velato di lagrime con che Andromaca ripiglia fra le braccia il figlioletto, è quel sorriso, appunto, che turba e commuove l’eroe di Troia (Il. VI 484).
↑337. θελκτρήρια: cfr. θέλγειν, dilettare. — οἶδας = οἶσθα: da ripristinare il dig.
↑343. κεφαλήν: cfr. nello stesso senso, il threnus di Orazio gemente per la morte di Quintilio, desiderio.... tam cari capitis. (C. I 24).
↑344. ἀνδρός, in dip. da κεφαλήν. — Ἑλλάδα, la Grecia sett., e così Ἄργος, il Peloponneso, non la città; ma il verso pare interpolato.
↑346. φθονέεις, invides, «vuoi impedire»: il verbo è rar. costruito con prop. infinitiva. — ἐρίηρον: fedele; altri, divino, s’intende nell’arte sua, «che sa bene accordare con la voce la cetra».