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dall’universale dispregio; per voi fu provato e ricordato agli uomini che dell’eccellenza civile possono mai sempre i figliuoli miei ripigliarsi gran parte, e qualunque delle cadute preminenze ricuperare. Perlochè, non mi si fa lecito d’istituire alcun paragone fra voi ed altri massimi ingegni che al buon tempo fiorirono e forse recaronmi titoli più segnalati d’onore. [Più cari, perchè comparsi nella sventura.] Voi nasceste consolatori dell’ultima mia vecchiezza e infelicità, come Lavinia ad Anna infeconda e canuta, o meglio, come la forte Camilla che il re suo padre nella sventura e nell’esilio accompagna. Però non si chieda oggimai da alcuno quello che portano i fati e se nella mia decadenza è possibile tuttora il raggiungimento delle più difficili mete e il competere con la fortuna e l’orgoglio altrui. Conciossiachè l’arringo o mai non fu chiuso o dai sommi e pietosi ch’io testè ricordava fu alle presenti generazioni riaperto ed apparecchiato.

§ XXVI. Se non che travagliandovi voi, mie genti, e da capo sudando a rinnovellare e aggrandire cotesti esempi, curate con massimo studio e virtù che non gl’intenebri e guasti, [La sapienza vuol essere difesa.] come altra volta, la fiacchezza e l’accidia e le gare intestine e il vivere scorretto e lascivo. Pallade, ben vi è noto, armava il petto della Gorgone e brandiva la lancia e su dalle rocche del cielo fulminava insieme col padre i Titani. Limpidissima allegoria la quale, anzi tutto significa che gli studii vogliono esser difesi e che la sapienza e la civiltà imbelle o non dura o si corrompe o serve d’acconcio strumento all’altrui prepotenza. Alzate l’animo adunque al par dell’ingegno e tornando a spaziare nell’antica luce e grandezza intellettuale sappiate per dio meglio serbarla e schermirla. [Esempj di scienza e virtù civile unite.] Ripigliate le penne del Macchiavelli e del Guicciardini; ma non vi basti di dar col primo i precetti del ben guerreggiare, e col secondo di ordinare i maneggi d’una ingloriosa luogotenenza. Sovvengavi in quel cambio la bravura di Senofonte e la rittratta de’ suoi dieci mila e Polibio che detta le storie, dopo aver battagliato a fianco di Pilopèmene, e Cesare dittatore che i proprii gesti racconta per guisa che a nessun altro scrittore lascia speranza di emulazione. Stendete le mani, o vaglia il vero, di stenderle procacciate con insigni fatiche al