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verde, il giallo si spargevano di cenere, l’intera iride si mortificava. Nero da per tutto. Ma no, nero sarebbe troppo: ombre fumose nelle carni come nelle pieghe; e bianco mai; invece un biancastro lavato male, su cui nessun colore ardiva spiccare schietto, anzi prendeva qualcosa di quel mezzo nero e di quel mezzo bianco, sino a ridursi a una variazione di grigio. E con tale fiacchezza cromatica, altrettale foja di tinte intere, toghe, pepli, tutti d’un pezzo, senza brio e senza vigore. Era facile schivare la stonatura violenta, ma si cadeva in una perpetua dissonanza.

E il momento del pallore, che sembra corrispondere al dissanguamento delle stragi rivoluzionarie e delle guerre napoleoniche, è quello in cui suona più che mai commossa la voce lirica, il momento di Heinrich Heine, di Alfred de Musset, di Giacomo Leopardi, e su da una convulsione romantica penetrata nelle fibre di tutte le arti, emerge sopra queste e sopra la linea del proprio sviluppo storico, la musica. Dal Palestrina, al Bach, al Mozart, pareva le note avesser detto tutto, quando sorse un’altra voce, più calda e più varia, voce d’uomini e di cose, sorse Ludwig van Beethoven. Il secolo XIX si apre con la prima delle sue nove sinfonie, eseguita nell’aprile del 1800. A. poco a poco, nello svolgersi di questa impareggiabile serie, triste nella III, nella VII, nella IX, graziosa nella VIII, agreste freschissima nella VI, trionfale nella V, il mondo civile si raccoglie intorno al maestro per deliziarsi ascoltando; per lui, per lui solo quella musica è un tormento, per lui che ode sempre meno, per lui che si sente sprofondare grado grado nel silenzio della sordità, donde pur continua a sgorgare l’inaudita voce delle sinfonie.

Ora, siccome al pari d’ogni altro fenomeno di decadenza, il colorismo nasce da esaurimento di facoltà lontane da quelle ond’esso vien prodotto, e siccome, aggiungo con fede, apparecchia un restauro, promette una medicina, ecco dopo il periodo essenzialmente musicale, che per brevità distinguo col solo nome del Beethoven, seguire il periodo della strumentazione, o meglio della sopraffazione strumentale, il periodo del colorismo nella musica, insomma. È ovvio che esso sia preceduto da un momento di colore, intermedio tra il difetto e l’eccesso, se è lecito parlar di difetto nel riferirsi alla tecnica orchestrale del principio del secolo XIX, materialmente povera in confronto di quella che segue. Un solo nome basterà anche adesso per farmi intendere, il nome del Wagner, rappresentante del periodo colorista. La smania, il parossismo vien dopo, e noi oggi vi gavazziamo dentro, ora ebri, ora smarriti, ora stanchi.

Lo stesso avviene nella letteratura; anzi la medesimezza è tale da rendere inutile richiamarne i particolari alla mente del lettore, specie se l’evoluzione vien considerata in Francia, ove infatti è più completa e meglio graduata. E poichè fra i tre campioni del periodo lirico per eccellenza ho nominato il De Musset, si noti come la sua colorazione cresca e giunga ad esagerarsi nel Gautier e nel Baudelaire, per poi traboccare nel colorismo propriamente detto quando arriviamo ai poeti nostri contemporanei, i quali, come osserva il Chiappelli nel lavoro citato, si compiacciono di chiamarsi da sè decadenti.

Meglio che altrove però il fenomeno giunto all’acme si studia in una sala d’esposizione di pittura o in un concerto orchestrale. Una gran parte dei quadri recentissimi hanno un colorito che richiama subito l’attenzione e lascia un’impressione facilmente determinabile, perchè dominata da una o più tinte, talvolta con tendenza al conflitto di esse, tal’altra alla monocromia, di frequente violacea. È inutile notare l’artificialità di simili effetti, sempre che si parli di pittura rappresentativa; nella decorativa invece, per la quale la Natura offre piuttosto consigli anzichè modelli, la ultrasensibilità cromatica produce raffinatezza di colore, senza pericolo di traripare nel colorismo. E poichè non esiste, o non dovrebbe esistere una letteratura decorativa, è agevole intendere per qual causa il fenomeno risulti sempre vizioso nell’arte


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