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lascivi pensieri, fermò in cuor suo d’attentare al pudore della castissima donna.

La notte era già molto inoltrata, e certe ultime cerimonie dei taosse4 già terminate, quando i religiosi, dopo i soliti inchini di comiato, partirono. Ma intanto Kuang-kuo aveva detto alla figlia: Kia-yen, Ta-hiang e Sci-hoa sono tutt’e tre persone della nostra famiglia, e un piccolo regalo basterà a compensargli, poichè son certo che essi non guarderanno al più o al meno. Ma quanto al reverendo Yen, essendo egli persona di differente casato5, sarà d’uopo accomiatarlo con più generoso regalo. — Sciu-ceng uniformandosi ai desideri del padre, accrebbe il presente destinato al reverendo Yen, aggiungendovi un gruppetto d’argento. — Com’era possibile conoscere i disonesti propositi di costui? Egli si fece ben sentire da tutti a prender comiato con molti ringraziamenti, e prima dei suoi compagni si pose in via; ma poi nascostamente trovò modo di rimpiattarsi in un cantuccio del piano superiore a quello destinato alle donne. Poco ebbe quivi ad aspettare, che presto la casa fu tutta silenzio. Allora si mise a fare un certo rumore come di topi che rosicassero. Sciu-ceng, udendo ciò, con in mano la candela s’avviò per vedere che fosse: il frate allora fu pronto a lanciarle un potentissimo filtro6, atto ad indurre in ogni più onesta donna un inconsapevol desiderio di lincenziosi abbracciamenti. Sciu-ceng non appena fu tocca dall’incantato farmaco, si sentì in preda ad un disordinato senso di voluttà, per modo che, con atto d’amore, accolse il taosse fra le sue braccia. Parevale di esser trasportata sulle nubi, che inestricabilmente la circondassero e l’avvolgessero; e che poi delle nubi si facesse una larga fiumana, di cui ella (com’era il suo inganno) dilettosamente si dava in balìa, pur sempre stringendo fra le sue mani una mano.....

Gia l’alba incominciava a biancheggiare in cielo, quando i vapori del filtro si dileguarono, e con essi il loro magico effetto. Allora la donna conobbe che per via d’incantesimi qualcuno, avendole ottenebrata la mente, le aveva infuso nelle vene un fuoco divoratore per costringerla a macchiare la sua castità, che