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IV |
Egli fu per avventura fratello di quell’Antonio di Tuccio Manetti, stato più volte de’ Signori, e Gonfaloniere di giustizia nel 1495, che tolse a dichiarare il sito e la forma dell’Inferno di Dante; il frutto dei cui studi su tale argomento venne in luce dopo la morte di lui per opera di Girolamo Benivieni in forma di dialogo, impresso la prima volta innanzi alla Divina Commedia stampata in Firenze da Filippo di Giunta il 1506; e a cui toccò la ventura di avere a difensore il gran Galileo contro le opposizioni del Vellutello lucchese.
Del valor letterario del nostro Marabottino non trovammo ricordo, salvo quel poco che lasciò scritto di lui Giovanni Cinelli nell’opera che serbasi manoscritta nella Magliabechiana col titolo: la Toscana letterata ovvero Istoria delli Scrittori fiorentini, nella quale a pag. 1202 ei lo dice poeta, autore di diverse rime; ed accenna pur anche alla presente Novella, citando sì di quelle come di questa i codici in cui si leggevano, appartenenti alla libreria del sen. Carlo Strozzi: forse quei medesimi che oggi stanno nella Magliabechiana dove appunto passarono i manoscritti strozziani, salvo che i numeri citati dal Cinelli non riscontrano esattamente con quelli segnati in antico nei presenti Magliabechiani.