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prologo. 49

kespeare, pel Klopstock e pel Goethe, e noi nell’arte non cederemo mai nè un palmo della nostra terra, nè una pietra delle nostre fortezze. Siamo gelosi di Bice come di Fiammetta, del Metastasio come dell’Alfieri; non abbiamo casta, non abbiamo tribù, non abbiamo chiesa. Tutti i poeti li accettiamo purchè siano poeti e non saremo noi che scomunicheremo le Odi barbare in nome della rima, per applaudire poi ai versi troppo sciolti del primo scalzacane che ci lecchi le scarpe.

Tutta dunque questa ribellione contro la tirannia dell’ideale, tutte queste scritture polemiche goccianti giù assiduamente dai torchi, vanno intese nel senso loro. Non è già che i combattenti vogliano la testa del nemico, non è che in nome della fotografia vogliano bruciare le madonne del beato Angelico, o in nome della sensazione rinnegare il sentimento. No. Ma anzi dicono coi fratelli De Goncourt, non sospetti certo di meteorismo ideale: «Le réa-

   Stecchetti. 4