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36 prologo.


Lo sanno tutti che nelle battaglie non si misurano le sciabolate: e’ colpi non si danno a patti, disse il Cellini. I romantici esageravano gli scheletri, i classici esageravano gli Dei; i nostri idealisti rifuggono adesso con orrore sacro dal mangiar carne il venerdì, i veristi affettano di mangiarne per dispetto il venerdì santo. Questi, per necessario istinto, badano solo alla apparenza delle cose senza sillogizzarci sopra e cercano appunto gli argomenti e le forme che valgano a far spiccare la loro reazione contro l’abuso del sentimentalismo. Quelli si attaccano agli antichi come a tavole di naufragio, a quegli antichi, a quel Manzoni, che alla lor volta furono gridati rivoluzionari e corruttori dell’arte. Dimenticano che anche il Metastasio a’ suoi tempi fu un ribelle e pronosticano la fine del mondo ad ogni tentativo: si chiudono nella loro ortodossia con un non possumus intransigente e sognano un Sillabo letterario cogli anatemi di rito.

Dove andiamo? grida spaventato Luigi Alberti.

Alle battaglie della libertà.