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zella è vestita a festa; la seguono altre, le quali anche tripudiando in liete carole, mostrano da’ loro sembianti come, sciolte dal timore di straniera servitù, si abbandonavano a quella affettuosa gioia innanzi a colui, che valorosamente avea sgominato e rotto il poderoso esercito de’ nemici. Tutto questo avviene a poca distanza da Masfa, domicilio di Jefte. Ti si apre avanti una vasta e serena campagna, da lungi coronata da monti, la quale di tanto va indietro, di quanto, come dice Dante «può mietere un occhio»; qua e colà sparse tu vedi piante di palme, di quell’albero maestroso e robusto, che colla fosca e verde ombra rende più leggiadro il diafano zaffiro del cielo orientale. La giovinetta è a faccia a faccia del genitore, ma ahi! quanto variamente sono commossi i loro cuori; quello della donzella trabocca di letizia pel padre salvo, e vincitore: quello di Jefte è sprofondato dall’affanno. Affetti entrambi sacri. Ma tu, o infelice uomo, dove farai riposo al tuto trafitto animo paterno? il dolor tuo non si supera, nè si agguaglia; ogni blandimento non giunge a sanarti la sanguinante piaga; l’inviolabile religione del voto non ti lascia pur pensare alla salvezza della figliuola: aperui, tu dicesti, enim os meum ad Dominum, et aliud facere non potero. E la fanciulla? ahi ch’ella non sa come il padre l’abbia votata in sacrifizio al Dio degli eserciti; poveretta! irradiata di giovinezza, e di leggiadria deve abbandonare la vita in quella età, in cui le dorate speranza piucchè mai allietano le fre-