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44 parte seconda

di mezzo, sta il Principe degli Apostoli levato in alto sopra i simbolici animali in cui si sogliono adombrare gli Evangelisti1. San Pietro ha in mano le chiavi, per segno della suprema autorità e potestà che Cristo gli diede, di legare e sciogliere sopra la terra e ne’ cieli2; e l’Angelo, che simboleggia san Matteo, tiene aperto un libro col motto: prædicate evangelivm omni creatvræ; mostrandolo agli abitatori del mondo, raffigurati più in basso da quattro donne, che hanno nature e acconciamenti appropriati al cielo e a’ costumi delle varie parti del globo. Buono è in questi dipinti il disegno e il colore; dove pure gli artefici mostrarono accorgimento nello scortare le vedute di sotto in su, e nel variare le movenze, e nel dare una propia espressione agli affetti.

Ma quest’ultimo pregio meglio spicca ne’ tre dipinti delle pareti, che il Marini condusse con grande amore, e tutti di sua mano. Nella prima storia a destra di chi entra per la porta maggiore, rappresentò la scarcerazione di San Pietro, dov’è molto bello il contrasto che fa con le tenebre della prigione la candidezza dell’Angelo: e nella storia di contro, fece l’Apostolo quando esce dal pretorio, e al canto del gallo si risovviene del suo divino Maestro, e piange il peccato. La terza storia è quando Nostro Signore, lungo il mare di Tiberiade, chiama Pietro e Andrea che attendevano alla pesca, e loro promette che gli farebbe pescatori d’uomini: nei quali nuovi apostoli si manifesta viva la fede per la prontezza de’ gesti, come nel Salvatore traspare quella bontà che dovea trarre a sè tutto il mondo.

Su questi tre dipinti sono altrettante formelle, che mediante un piccolo ribasso prendono la foggia di cartello, e portano in lettere d’oro questi tre passi dell’Evangelio,

  1. Apocalisse, IV, 7.
  2. S. Matteo, XVI, 19.; S. Giovanni, XX, 23.