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parte seconda 43

Descrizione degli affreschi,

e dei bassorilievi del pulpito.


I tre dipinti a fresco che, come ho detto, adornano la volta, furono allogati al professore Antonio Marini, a cui con ragione si pregia la nostra città di aver dato i natali. Ma riserbato a sè quel di mezzo, adoperò negli altri due Pietro Pezzati fiorentino, che dirò suo creato, per usare una parola molto familiare agli antichi artefici, e molto acconcia ad esprimere quella seconda paternità ch’è tra il maestro e il discepolo. Fece dunque il giovine dipintore nella prima storia più prossima alla porta, la Chiesa militante, figurandola per una donna santissima in vesti pontificali, con un libro nelle mani in cui è scritto via e veritas; la quale ficca gli occhi nel cielo, e quasi l’anima solleva a un tempio locato nelle nubi, ch’è la santa città1, la città di vita eterna: mentre da un lato le stanno tre vaghe femmine simboleggianti le Virtù teologiche, e dall’altro gli strani cavalieri descritti dall’estatico Evangelista nella sua Apocalisse2; come figura delle persecuzioni e delle eresie da cui sarebbe travagliata la Chiesa, e della verità che l’avrebbe sempre illustrata e difesa. Nel quadro poi ch’è di contro, rappresentò la Chiesa trionfante in un coro di beati che contemplano la Triade augustissima avvolta in uno splendore di Serafini: ed è tra que’ beati il protomartire Stefano, che i Pratesi elessero anticamente a protettore, e il comprotettore Lorenzo, Bartolommeo apostolo, Clemente papa, Agostino e Niccolò vescovi, Giovanni Gualberto e Domenico, Francesco e Chiara d’Assisi, Caterina de’ Ricci, Filippo Neri; ai quali in questa città eresse templi, consacrò monasteri, o diede culto la pietà de’ maggiori. Fra le due Chiese, nel quadro

  1. Apocalisse, XXI, 2.
  2. Apocalisse, VI.