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L’EPODO


Ergo exercentur pœnis veterumque malorum
Supplicia expendunt; aliæ panduntur inanes
Suspensæ ed ventos, aliis sub gurgite vasto
Infectum eluitur scelus, aut exuritur igni 1.
Virgilio.


È suo costume di dormire dopo i pasti, e il momento è favorevole per rompergli il cranio con un martello, aprirgli il ventre con un piuolo e tagliargli la gola con un pugnale.


Shakspeare.


I vapori del piacere e del vino avevano stordito i miei spiriti e vedeva mio malgrado i fantasmi dell’imaginazione di Palemone inseguirsi nei canti meno illuminati della sala del festino. Di già egli s’era addormentato d’un sonno profondo nel letto seminato di fiori con accanto la sua coppa rovesciata, e le mio giovani schiave sorprese da un abbattimento più dolce avevano lasciato cadere la loro testa pesante contro l’arpa che esse tenevano abbracciata. I capelli d’oro di Mirteo discendevano come un lungo velo sul suo viso tra i fili d’oro che impallidivano presso di essi, e il respiro del suo dolce sonno, errante sulle corde armoniose ne cavava ancora non so quale suono voluttuoso che moriva nel mio orecchio. Tuttavia i fantasmi non erano partiti; essi danzavano sempre nell’ombra delle colonne e nel fumo delle fiamme Impaziente per questa menzognera illusione dell’ubbriachezza, rimisi sulla mia testa i freschi rami dell’edera preservatrice e chiudevo fortemente gli occhi tormentato dalle illusioni della luce.

Allora udii uno strano rumore, in cui distinsi delle voci or gravi, or minacciose, or ingiuriose, ora ironiche. Una di esse mi ripeteva con fastidiosa monotonia dei versi di una scena di Eschilo; un’altra gli ultimi ammaestramenti datimi dal mio avo morente; di tanto in tanto

  1. Vengono adunque tormentati e pagano il fio delle antiche ingiurie; altri inani sono lasciati sospesi in Italia de’ venti; altri scontano il misfatto orribile sotto il vasto mare, oppure vengono abbruciati.