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204 Una giovinezza del secolo XIX


arrivò tardi, scriveva a sua sorella; "Laura, Laura, i miei due soli e immensi desideri, essere celebre ed essere amato, saranno essi mai soddisfatti?" Io non ero tanto impaziente. È giusto dire che ero anche più giovane. Ad ogni modo scrivevo per mio sfogo, per mio piacere, per non so che cosa, non certo in vista della celebrità. Mi ritrovo meglio nelle Confessioni di S. Agostino a proposito de’ suoi anni giovanili: "Quello ch’io volevo, quello che io bramavo era d’amare e d’essere amato". Il bisogno di scrivere era bensì nato in me prima del bisogno di amare, ma quando fui giunta a quella stagione che fa cantare l’usignolo nella selva, le parole dell’ardente vescovo africano mi apparvero come il vero specchio dell’anima mia. Ero anche affascinata dallo stile di S. Agostino, così caldo, così appassionato, così moderno appena che si allontani dalla disputa coi Manichei per aggirarsi intorno ai delicati problemi della psiche. E per il loro calore, per la loro passione, mi entusiasmai successivamente di Foscolo, di Byron, di tutti coloro che avevano fortemente amato e scritto d’amore. Se i libri e la penna mi confortavano nel tedio monotono della mia esistenza, non è tuttavia su di essi che fissavo lo sguardo per l’avvenire. Scrivevo non pensando a scrivere;