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tesse della Rinascenza trasformate a traverso i secoli nelle dottoresse laureate alle Università del seicento, nelle eroine, perseguitate e uccise al tempo del Terrore, esuli volontarie nelle steppe della Siberia, compagne ai congiurati per la libertà della patria nelle carceri di Napoli e di Mantova. È dalla scomparsa di questi preziosi quanto inutili gingilli che deve sogere la vera donna capace di ispirare all’uomo nobili e grandiose azioni.

Oh! Beatrice, come mai potè il sommo Alighieri illudersi al punto da creare per te un paradiso? E come potè la marchesa di Pescara nella impossibilità di esplicare le prie facoltà intellettive e spirituali lasciarci poesie che si ammirano ancora e avvincere a sé nella aureola purissima dell’ammirazione il più grande ingegno del suo tempo?

So già che quando avrò pubblicato queste pagine una qualche donna buona, gentile ed illusa dal miraggio femminista mi