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introduzione | 35 |
che pure ebbe tre scrittori di primo ordine: Montesquieu, Diderot, Rousseau, ma più grande per l’impronta d’aquila che seppe imprimere. Impronta vanamente raschiata da Rousseau, il quale non giunse col suo sentimentalismo falso e briccone a cancellare lo scetticismo sincero del poeta che diede il suo nome al secolo.
Avido, violento, maligno, non sempre illuminato nei giudizi come lo provo quello che diede su Dante Alighieri, il patriarca di Ferney era per altro generoso di soccorsi ai parenti ed ai confratelli bisognosi, alloggiando per parecchi mesi intere famiglie. Veramente l’ospitalità senza limiti è una delle caratteristiche singolari di quella società. Egli stesso, il signore di Voltaire, abitò per tre anni consecutivi nel castello di Cirey nell’alta Marna, di proprietà del marchese di Châtelet, e questo non per bisogno certamente, ma per i begli occhi della marchesa. Quanto a lui, il marchese, pago dell’onore di ospitare il grande poeta, non trovava nulla a ridire — era anche la tolleranza senza limiti nelle abitudini del tempo — e lasciava che Voltaire e sua moglie facessero tranquillamente gli onori di casa ai compiacenti visitatori.