soro per le morsicature così frequenti delle Vipere, e per altri mali, che sono molti, e grande la scarsezza di Medici, e di Medicine. Sebbene per conto della Triaca converrà poi interrogare il Redi per sapere, se sia bastante a preservar dalla morte chi è morsicato da quelle serpi maligne. Gran danno e molestia parimente recano non meno ivi, che in assaissime altre parti dell’Indie Occidentali, le formiche di varie specie. Un’immensa quantità ancora di Scimie va saltellando in assaissime di quelle foreste, alcune grosse quali come gli Uomini, con barba lunga, e lunghe code, altre senza barba e coda, e di minore statura: animali che si pascono non di rado delle fatiche degli abitanti con rubar le loro frutta e l’ortaglia. Vero è nondimeno, che molti di que’ Popoli uccidendole, e frollandone la carne, se la mangiano senza difficultà, anzi se ne leccano le dita. A questi incommodi si aggiunga il peggiore di tutti, cioè il Vajuolo, morbo anch’ivi attaccatizio, ma di lunga mano più pernicioso, che in Europa, facendo esso non minore strage, che la Pestilenza portata fra noi dal Levante. Però allorché quella micidiale infermità si scuopre in alcuno, e comincia a dilatarsi, veggonsi gli altri colle lor famiglie abbandonare affatto la lor popolazione, e ritirarsi ne’ boschi, o in altre parti sane, lasciando i miseri infermi abbandonati colla sola provvision di vitto per alquanti giorni, in capo a’ quali se non son guariti, si muojono bene spesso di fame. E ciò fra i Barbari; poichè laddove abitano Cristiani, altre diligenze s’usano, nè mancano i sussidj della Carità anche verso i non Cristiani. Hanno perciò i nostri Europei introdotto colà l’uso delle quarantene, ed altre utili precauzioni usate in Italia