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zarsi, nel sesso femminile, del platonicismo irradiato di luce ringiovanita dalle classiche penne del Dante e del Petrarca, esso trovavasi di fronte lo scetticismo ellenico di Gassendi, l'umorismo di Molière, il sarcasmo di Boileau, l'epicureismo in sostanza il più volgare, assai mal dissimulato dal dorato polverio sollevato dai cavallereschi costumi della corte di Luigi XIV. Noi non intendiamo giustificare in modo assoluto le esagerazioni impresse dallo spirito del tempo alle dottrine neo-platoniche, esagerazioni che prestarono così bel gioco a Molière ed a Boileau, a Cervantes ed a Parini; ma ci limitiamo a segnalare quelle vaghe aspirazioni che portavano la donna verso un obbiettivo ideale,
come un sintomo presago del vicino destarsi del
suo spirito alla vita morale.
Ed invero, ben presto quell'aspirazione indefinita si avvertiva, si determinava, si posava lucidamente in tesi sociale; e tosto nel nuovo arringo scendevano belligeranti i nobili e fertili ingegni d’ambo i sessi e di tutti i paesi, che sentita avano la scossa della grande rivoluzione: e d’allora, l’avvenimento del sesso diseredato al patrimonio del dovere e del diritto, assegnato dalla provvidenza creatrice alla specie intelligente, rimane la estrema e la più ardita applicazione dei portati della moderna filosofia.