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Note
(1) Il Cavedoni nacque d’umile famiglia a Levizzano, e suo padre fu un piccolo possidente e negoziante di pelli, con bottega a Vignola dove soleva recarsi, segnatamente nei giorni di mercato per esercitarvi il suo traffico. Dopo i primi studi fatti in patria, passò a Modena nel Ginnasio di S. Giovanni Battista, del quale era Direttore il giovane Professore Don Antonio Gallinari. La Rettorica era insegnata da Don Gaspare Manfredini ad magisterium mire compositus come dice l'iscrizione sepolcrale posta sopra la sua tomba nella Chiesa Parrocchiale dì S. Anna Pelago ove nacque e dove cessò di vivere in freschissima età l’anno 1818. Fu desso il primo maestro che educò il Cavedoni al culto delle lettere, questi a lui porse i primi saggi del suo ingegno, e il Manfredini ne rimaneva pago sì fattamente, che lo colmava d’elogi in faccia ai condiscepoli, e lo additava come modello di diligenza e d’ogni costume più gentile. Dopo gli studi fatti in Modena, passò poi a Bologna dove rimase cinque anni a profittare degl’insegnamenti del Mezzofanti, dello Schiassi e del Bianconi. Durante la sua dimora in quella città, l’amico e compagno più intimo del Cavedoni fu Michele Ferrucci ora Professore nell’Università di Pisa.
(2) Il Cavedoni ne’ molti suoi scritti coglie con piacere l’occasione dì favellare del Mezzofanti, e si vede che l’animo suo è scosso da un moto interno di tenerezza e di viva gratitudine. Ha scritto alcune memorie intorno alla vita dell’uomo celebre, inserite nel Tomo IX degli Opuscoli Religiosi letterarj e morali stampati in Modena, dove dice: « In sul cadere dell’anno 1820 allorché io, per testimonianze e raccomandazioni sue e del Ch. Can. Filippo Schiassi, fui designato dalla clemenza dell’ottimo mio Principe Direttore del R. Museo Estense delle Medaglie, egli soffriva a mio riguardo persino i rigori estremi della fredda stagione, per addestrarmi alla cognizione pratica delle antiche monete Greche e Romane nelle stanze del Pontificio Museo di Bologna pel decorso del Dicembre che fu rigidissimo. « E più avanti soggiunge. » Ne’ cinque anni che mi fu dato godere del suo in-