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Fattisi procellosi i tempi, le denunzie della Polizia diventarono più gravi. Così con rapporto del 4 maggio 1833, il Capponi era additato come uno dei capi della sètta rivoluzionaria in Toscana, malgrado la sua riconciliazione colla Corte seguita nel carnevale di quell’anno stesso, accettando un invito a Pitti. Il 1 giugno (sempre del 1833), un rapporto segreto denunziava la formazione a Firenze d’una sètta rivoluzionaria: I Veri Italiani, e nello stesso tempo come capi della Giovine Italia erano denunziati il Capponi, Giuseppe Panattoni e Vincenzio Salvagnoli. L’anno appresso il Commissario di Santa Croce, prendendo occasione di certe visite che il Capponi faceva a Giuditta Bellerio, amante ed emissaria di Giuseppe Mazzini, lo chiamava addirittura „uno dei primarî rivoluzionarî della Toscana in relazione epistolare col nefando profugo genovese.„

Contro siffatte denunzie (non ne abbiamo riferito che un saggio) stanno le esplicite dichiarazioni dello stesso Gino Capponi, il quale, caduto il Governo lorenese, affermò sempre di non essere stato mai aggregato a veruna sètta politica. Il 6 febbraio 1865, scriveva al direttore del Siécle di Parigi: „Ainsi l’on fait de moi un carbonaro: or je n’ai appartenu de toute ma vie à aucune secte de quelque specie que ce soit.... (Epistolario, vol. IV).„ Più tardi, nel dicembre 1875, Cesare Cantù gli dirigeva la seguente lettetera: „Nel 1821, voi scriveste una lettera a Federigo Gonfalonieri raccomandandogli un certo sig. Tartini1, uno dei

  1. La Polizia di Milano, quando fu istituito il processo contro il Confalonieri, interrogò quella di Firenze sul Tartini, che l’illustre patrizio lombardo aveva conosciuto in un suo viaggio in Toscana. Il Buon Governo, al 31 gennaio 1822, rispose: „Ferdinando Tartini-Silvatici appartiene ad una buona famiglia di ceto medio; ha molto rapporto (sic) per lo studio della letteratura; ha viaggiato per istruirsi; è impiegato nel catasto.„ La Polizia austriaca, in quella occasione, aveva chiesto informazioni anche sul Capponi, col quale il Confalonieri era in intimità, e sull’avvocato Lorenzo Collini. Nel Cap. VII di questa opera noi; pubblicammo la risposta data dal Presidente del Buon Governo sul Capponi; quella sul Collini non offriva nulla ad osservare.„ Nei passati torbidi passò per partigiano di no-