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nella Libreria Vaticana, nell’Ambrogiana, ed in altre si trova, per indizii dati dal Montfaucon (Bibl. Mss. p. 1182. ec.) dal Mazzucchelli (Gli scrittori d’Italia) e da altri. Il codice principale però che la contiene è senza dubbio uno della Regia Libreria di San Marco, trasferitovi da altra per varie e buone ragioni. E’ egli membranaceo, in gran foglio, ripieno il margine tutto di due facciate d’ornamenti vaghissimi a miniatura e doratura, con l’arme del Re nel mezzo; cioè al principio della lettera dedicatoria del Bonfinio, ed a quello dell’opera dell’Averulino. Chiaro pertanto apparisce essere questo l’esemplare della dedicazione al Re, ed avere esso altra volta fatta bella parte della Libreria da Mattia messa insieme; ancorchè il Lambecio, il Kollario, Giovanni Guglielmo Bergero, Giorgio Mattia Bosio, Paolo Fabri, il P. Francesco Saverio Schier, ed altri moderni che di quella insigne Libreria hanno scritto non ne abbiano avuta contezza veruna.

Quando si voglia avere riguardo al tempo in cui l’opera fu scritta, conviene averla in estimazione non poca; contenendovisi un trattato generale di architettura, sì quanto a fondare città, come a costruirvi ogni sorte di edifizio sacro e profano. Ancorchè i libri di Vitruvio e di Leonbattista Alberti l’autore vedesse; non però quanto al bene ed ornatamente fabbricare sul gusto degli antichi grande profitto da quelli trasse: ma al costume de’ tempi suoi egli ha voluto, o piuttosto dovuto servire nell’ ordinare le fabbriche, e nel rappresentarne li disegni; de’ quali il Codice Marciano da per tutto è sparso. Per conoscer edifizii de’ bassi tempi inutile l’opera non è: di che il passo altrove addotto sul palazzo di Cosimo de’ Medici ne serve d’esempio. Di nomi e


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