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pare una parte del tempio attuale. Forse essa dovette sorgere in vicinanza dell’attuale Archiepiscopio, dove si sarebbe trovata in maggior sicurezza, dominando la città antica. Colà, come vedemmo, presso all’Arco del Sagramento sono i vestigii di antiche costruzioni di fortilizii, ed ivi la sede del Vescovo, in momenti barbari, dovè sembrare più sicura. Sotto il braccio sinistro o occidentale della nave traversa attuale esiste ancora al presente una specie di cripta1. Vi si scende dalla seconda corte scoverta dell’Archiepiscopio, traversando due anditi bui; nel secondo dei quali, a destra, si ravvisano eziandio le tracce di uno scalone che un tempo vi dovea far discendere. In questa cripta non si scorge nulla che abbia speciale importanza; in due nicchi si vedono ancora, sebbene maltrattate dalle ingiurie del tempo, pitture bizantine, tra cui una Madonna in trono. Le volte a crociera e lunette son sostenute da pilastri, sopra uno dei quali vedesi un capitello dorico con astragalo formato da ovolo intagliato, simile affatto a quelli che sono sulle colonne a lato alla Porta delle Calcare2, i quali io stimo siensi appartenuti all’antico teatro, o ad altra costruzione romana. Due finestre ad arco a pieno centro, con schiancio, vi danno luce. Potea appartenere questa costruzione al primissimo tempio? O fece parte di quello di Davide del 600? Non sembra facile definirlo. La esistenza dell’accennato scalone presso di essa fa vedere che doveva essere collegata all’Episcopio. Nè vi è difficoltà dei livelli, imperocchè a quel tempo il pavimento di questa cripta, che già si trova quasi a livello della via del SS. Sagramento, era quello della città in quel punto, mentre nei tempi posteriori si è sollevato assai verso la Piazza del Duomo e più verso la Piazza Orsini. Per la qual cosa questa che oggi è una cripta un tempo potè essere proprio parte della chiesa. E la si deve riferire ad epoca anteriore a Sicone, non avendo potuto ai tempi di costui nè essere cripta, nè far parte del suo tempio; imperocchè egli avrebbe fatta opera ben più decorosa, sapen-

  1. Da non confondersi con la Confessione della basilica di S. Bartolomeo fatta costruire dall’Arcivescovo Foppa per riporvi il corpo di quest’apostolo (Pomp. Sarnelli, Mem. Cronol. ecc. pag. 152), della quale vedonsi tuttora i ruderi verso Piazza Orsini sotto le nuove sagrestie.
  2. Vedi a pag. 287 di quest’opera.